«Un uomo fa parte di un insieme di cose chiamato “Universo”; egli è una parte del Tutto, limitata nello spazio e nel tempo. Egli sperimenta se stesso, i suoi pensieri ed i suoi sentimenti, come qualcosa di separato dal Tutto: una specie di illusione ottica generata dalla sua mente. Questa illusione crea una specie di prigione per ognuno di noi; una prigione che restringe i nostri affetti e desideri personali al ristretto cerchio di persone che ci sono più vicine. Il nostro traguardo consiste nel liberarci da questa prigione, allargando la nostra compassione fino ad abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza. Nessuno è capace di raggiungere questo traguardo completamente, ma la lotta per raggiungerlo fornisce, da se stessa, una parte della liberazione ed il fondamento per la vera sicurezza interiore.» (Albert Einsten)
L’Uno e il due
La mente umana è istintivamente predisposta alla scelta. Distinguiamo ciò che è bene per noi da ciò che non lo è; lo fanno tutti gli esseri viventi: animali e piante. I cuccioli di ogni specie, conoscono istintivamente, o imparano ben presto a distinguere le situazioni di pericolo da quelle di sicurezza, quando fuggire e quando combattere, e a distinguere un cibo buono da uno cattivo, il giorno dalla notte.
I cuccioli umani non fanno differenza, seppure la nostra parte istintuale sia in gran parte disprezzata o sottovalutata nella nostra cultura, essa è pur sempre presente. È stato dimostrato che perfino le piante, sanno riconoscere le situazioni di pericolo e in qualche modo reagiscono ad esse, sanno attivare processi biochimici di difesa, sanno superare gli ostacoli, aggirare le pietre, orientarsi verso la luce, sanno quando produrre l’ossigeno o l’anidride carbonica e selezionano i sali disciolti nel terreno che sono loro utili. A ben vedere tutto questo è vero anche ai livelli di vita più primitivi, le cellule che compongono ogni organismo vivente, operano delle scelte, nel nutrirsi e nell’espellere i loro rifiuti metabolici. Dunque, questo modo di agire crea automaticamente la grande dicotomia tra bene e male, per questioni di sopravvivenza. La capacità di scelta, di discernimento è alla base dell’evoluzione umana, e spesso è fattore critico di successo anche in altre specie. Anche l’autocoscienza, cioè la capacità di distinguere fra sé stessi e l’ambiente o gli altri individui della propria specie, porta verso il dualismo fra dentro e fuori. Questo dualismo, o polarità, è una delle leggi fondamentali dell’universo, secondo la quale ogni cosa esiste in virtù del suo opposto: maschile e femminile, bene e male, dentro e fuori, giorno e notte, caldo e freddo, gioia e dolore, amore e odio, nord e sud, Sole e Luna, vita e morte. Con il solo atto di concentrare la nostra attenzione su un qualsiasi concetto noi creiamo il suo opposto.
Come diceva Lao-tzu :
«Tutti nel mondo riconoscono il bello come bello; in questo modo si ammette il brutto. Tutti riconoscono il bene come bene; in questo modo si ammette il non-bene». Questi concetti però non vanno considerati distintamente, come categorie diverse, ma come aspetti complementari di una stessa esperienza, come due facce della stessa medaglia. È il concetto di unione degli opposti, alla base di tutto il misticismo orientale antico: la legge dello Yin e dello Yang che si unificano nel TAO: il principio dell’Unità Universale, dell’equilibrio cosmico. Secondo la filosofia taoista infatti, gli aspetti polari della realtà, non sono da intendere come contrapposti, bensì come interdipendenti, per questa ragione il loro conflitto, che pure esiste, non potrà mai concludersi con la vittoria totale di uno dei poli, ma sarà sempre una manifestazione dell’azione reciproca tra l’uno e l’altro. In Oriente, una persona virtuosa non è perciò quella che affronta l’impossibile compito di battersi per il bene e di sconfiggere il male, bensì quella che è capace di mantenere un equilibrio dinamico tra il bene e il male. Questa idea di equilibrio dinamico è essenziale per il modo in cui l’unità degli opposti è sperimentata nel misticismo orientale. Non è mai un’identità statica, ma sempre un’interazione dinamica tra due estremi. Una delle principali polarità della vita è quella tra il lato femminile e quello maschile della natura umana. Come succede con la polarità tra buono e cattivo o tra vita e morte, tendiamo a sentirci a disagio di fronte alla polarità maschio/femmina che è in noi stessi, e siamo quindi portati a dare risalto a uno o all’altro di questi aspetti. La società occidentale ha tradizionalmente favorito più l’aspetto maschile che quello femminile. Invece di riconoscere che la personalità di ogni uomo e di ogni donna è il risultato di una azione reciproca tra l’elemento maschile e quello femminile, essa ha stabilito un ordine statico in cui si suppone che tutti gli uomini siano maschili e tutte le donne femminili, e ha assegnato all’uomo i ruoli guida e la maggior parte dei privilegi della società. Quest’atteggiamento si è tradotto in un’eccessiva importanza data a tutti gli aspetti Yang – o maschili – della natura umana: attività, pensiero razionale, competitività, aggressività, e così via. Le modalità di coscienza Yin – o femminili – che possono essere descritte con termini quali intuitivo, spirituale, mistico, occulto o psichico, sono state costantemente soffocate nella nostra società di tendenze maschiliste. Nel misticismo orientale, queste modalità femminili vengono sviluppate e si cerca di realizzare un’unità tra i due aspetti della natura umana. Un essere umano pienamente realizzato è quello che, ancora secondo le parole di Lao-tzu, «sa d’esser maschile e si mantiene femminile». In molte tradizioni orientali, l’equilibrio dinamico tra parte maschile e femminile è lo scopo principale della meditazione.
I mistici orientali affermano che si può avere l’esperienza dell’unione della propria mascolinità e della propria femminilità solo quando si è raggiunto un livello superiore di coscienza, nel quale il mondo del pensiero e del linguaggio è trasceso e tutti gli opposti appaiono come un’unità dinamica. Nella cultura occidentale il concetto di contrapposizione degli opposti si è invece affermato come conseguenza della diffusione della religione Cristiana e dell’interpretazione che è stata data dei concetti di bene e male, sebbene più anticamente, nella cultura ellenistica il filosofo Eraclito (535 a.C.- 475 a.C.) scrivesse: “Ascoltando non me, ma il logos, è saggio convenire che tutto è uno” Molti secoli dopo un grande scienziato scrisse: