Il silenzio è d’oro e la parola d’argento, dice un proverbio.
Spesso il silenzio è espressione di saggezza o di prudenza: meglio tacere piuttosto che dire scempiaggini.
Il silenzio ci lascia il tempo di riflettere, prima di parlare.
Il silenzio, delle parole e della mente, ci permette di ascoltarci, di sentire il nostro corpo, i nostri disagi, di entrare in contatto con la nostra parte più profonda, di permettere alle nostre paure, alle nostre ansie di emergere, di individuarle, di osservarle, di affrontarle, di elaborarle.
È anche la modalità per affrontare il dolore, per guardarlo in faccia, per capire che nonostante tutto siamo vivi, e che un passo dopo l’altro potremo andare avanti. Per questo a stare in silenzio talvolta ci vuole molto coraggio.
Altre volte invece ci permette di sentire la gioia di essere vivi, di entrare in contatto con il nostro spirito, con Dio e con tutto il creato: infatti è alla base di tutte le tecniche di meditazione.
Non sempre però il silenzio è d’oro, talvolta è di metallo, metallo più vile.
Infatti a volte è semplicemente indice di mancanza di argomenti.
Altre volte è usato per esprimere risentimento, oppure superbia, alterigia, disprezzo.
Oppure è usato per nascondere la rabbia, quando si ha paura di esplodere e delle conseguenze che si potrebbero creare.
A volte invece è la risposta del codardo, del pusillanime, che non ha il coraggio di rispondere a una provocazione che invece meriterebbe risposta.
In altri casi il silenzio è di ghiaccio, quando qualcuno dice qualcosa di sconveniente, di imbarazzante, e nessuno ha la prontezza di deviare il discorso.
Infine il silenzio è d’acciaio, quando diventa un’arma d’offesa, di umiliazione, se utilizzato volutamente per ignorare, per non rispondere, talvolta neppure a una richiesta di aiuto.
Ora mi taccio.
(Maurizio Garutti – 12 agosto 2014)